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A scuola di videogames: The legend of Zelda

Ciao a tutti videogiocatori e ben tornati nella rubrica A scuola di videogames! La scorsa volta abbiamo parlato di come Super Mario Bros rivoluzionò il modo di concepire il videogioco, oggi invece sarà il turno di un’altra saga nata dalla geniale mente di Shigeru Miyamoto: The Legend of Zelda.

La serie, che potremmo considerare come la seconda colonna portante per Nintendo, arriva sul mercato un anno dopo Super Mario Bros sempre su Nintendo Entertaiment Sistem (tanto che in realtà proprio The Legend of Zelda era pensato come titolo di lancio della console).

Il coraggio di prendere strade diverse

Se con Mario vi era una forte linearità nell’affrontare il gioco livello dopo livello, The Legend of Zelda prende totalmente un’altra direzione. Ispirandosi ai pomeriggi passati a giocare nei boschi dietro casa, Miyamoto decide di donare al titolo una libertà di esplorazione totale, lasciando quindi al videogiocatore la scelta di come affrontare la sua personale avventura senza nessun ordine preciso da seguire.  Anche la visuale differisce totalmente: dal 2D totalmente orizzontale di Super Mario Bros. si passa alla visuale a volo d’uccello in un insieme di schermate che poste l’una a fianco all’altra creano la mappa a 8 bit di Hyrule.Questa libertà di gioco così spiazzante per l’epoca lascia perplessi i videogiocatori giapponesi, ormai abituati a titoli lineari e meno dispersivi. Ovviamente però viene anche vista come assolutamente innovativa, tanto da ricevere enormi apprezzamenti in territorio nipponico.

Una storia semplice ma efficace

Nella creazione di questo videogioco Miyamoto non era da solo, infatti ad occuparsi della storia del titolo vi era Takashi Tezuka. L’artista creò quindi un intreccio classico, ma vincente: la terra di Hyrule governata dalla principessa Zelda viene invasa dal re delle tenebre Ganon allo scopo di rubare la Triforza, un antico artefatto che unisce Potere, Saggezza e Coraggio (l’aspetto è quello del simbolo usato dal clan feudale Hōjō)La principessa Zelda decide di spezzarla in otto parti per non farla cadere nelle mani di Ganon, ma egli riuscirà comunque a prendere la Triforza del Potere. Qui entra in scena il nostro eroe dalla tunica verde e le orecchie a punta, Link. Il compito di questo ragazzo senza passato sarà dunque quello di recuperare i sette frammenti sparsi in altrettanti dungeon, ognuno di essi governato da un guardiano da combattere. Scopo ultimo del gioco sarà sconfiggere Ganon per salvar la principessa e rucuperare l’ultimo pezzo mancante dell’antica reliquia.Ogni eroe ha le sue armi

Il nostro protagonista avrà a disposizione una lunga serie di oggetti sia selezionabili che permanenti per affrontare al meglio le minaccie sparse per le lande di Hyrule. Troviamo quindi diverse spade, scudi e armi secondarie quali boomerang per colpire in sicurezza un nemico, bombe per trovare anche passaggi segreti, scettro magico e arco utilissimi per completare i dungeon. Tali oggetti saranno equipaggiabili due alla volta, uno per il pulsante A e uno per il pulsante B del controller NES. Accoglienza e successo

Nintendo non era sicura che il pubblico occidentale potesse apprezzare questo nuovo titolo, temendo dunque un flop clamoroso. Le cose andarono invece nel verso opposto: il successo di The Legend of Zelda fu travolgente.Un successo di pubblico così grande che portò alla nascita di vere e proprie riviste di appassionati che finalmente potevano discutere tra di loro e ritrovarsi anche se lontanissimi. I fan non calano di numero e nel 1988 Minoru Arakawa, ai tempi direttore di Nintendo of America, decise di fondare la rivista Nintendo Power che divenne uno dei magazine videoludici più importanti ed influenti per gli anni a venire. Arrivano sul mercato anche vari prodotti di merchandising, quali giocattoli, t-shirt, e tanti altri oggetti made in Nintendo che smentirono definitivamente quella voce insistente del periodo che voleva i videogiochi sulla strada del fallimento.Il gaming era più vivo che mai.
La leggenda che attraversa il tempo

Siamo ormai nel 2017 e di questi tempi cosa potrebbe offrire il primo The legend of Zelda ad un videogiocatore?  Semplicemente un avventura epica che mette il giocatore al centro della storia, senza prenderlo per mano ma anzi, confidando nel suo intelletto e nelle sue capacità. Una direzione artistica magistrale per l’epoca, con colonne sonore riprese negli anni a venire come veri e propri inni all’avventura. La parola d’ordine dunque è immedesimazione, sottolineata anche dal nome scelto da Miyamoto per il muto protagonista Link ( collegamento appunto tra eroe e giocatore).Un titolo immortale dunque, che riesce ancora a meravigliare sia i vecchi che i nuovi videogiocatori ma soprattutto ispirare nuovi capolavori. Come non citare il recente The legend of Zelda Breath of The Wild, titolo dall’enorme successo di critica e pubblico che prende di peso dal suo capostipite la libertà d’azione e, soprattutto, la capacità di creare emozioni uniche.