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Dal Fódlan all’Elyos – Un confronto tra Fire Emblem: Three Houses ed Engage

Nintendo Switch

Sono ormai passati oltre 30 anni dalla nascita di Fire Emblem, la serie di genere RPG tattico a turni di Intelligent Systems. Se a circa 20 anni dalla sua uscita è stato pubblicato Fire Emblem Awakening su 3DS, un titolo celebrativo che è rimasto attualmente uno dei più famosi della serie e che aveva chiari richiami a tutto quello che era venuto prima, la situazione si è ripetuta recentemente con il nuovissimo Fire Emblem Engage, uscito da pochi giorni su Nintendo Switch. Fin dal suo annuncio lo scorso autunno, come è anche comprensibile, sono stati molti a paragonare Engage al capitolo mainline venuto subito prima, Fire Emblem: Three Houses, anch’esso su Switch. Engage è la storia di Alear, il drago divino che intraprende un viaggio per ritrovare gli anelli degli emblemi e radunare alleati al fine di sconfiggere il drago maligno Sombron. Three Houses racconta invece le storie di Edelgard, Dimitri e Claude, tre giovani compagni dell’Accademia Ufficiali, e del nostro personaggio, Byleth, che in base a quale dei tre deciderà di guidare porterà a uno svolgimento differente della storia e della sanguinosa guerra che si scatenerà inevitabilmente nel Fódlan.

Facciamo un attimo un passo indietro. Sono davvero così diversi tra loro questi giochi? O ci sono molteplici somiglianze sotto l’apparenza? Sarebbe strano se fossero diversi?

Quello che state leggendo è in realtà un articolo redatto da Dario di Fire Emblem Italia, con cui abbiamo fatto una collaborazione in occasione dell’uscita di Engage!

Prima di andare a vedere effettivamente cosa accomuna e non gli ultimi due titoli della serie, è giusto fare una premessa: Fire Emblem è, in linea generale, una serie eterogenea. Se il gameplay e i temi di fondo sono pressappoco gli stessi, non è strano che da un capitolo all’altro ci siano cambi di stile anche repentini, vuoi per esigenze tecniche, vuoi per svecchiare la formula, o al contrario voler di proposito ritornare alle origini. Ci sono dei titoli che si concentrano più sui personaggi di per sé, uno degli aspetti chiave della serie, e in cui la trama è solo un veicolo per avere uno sviluppo dei protagonisti e delle loro interazioni, e poi ce ne sono altri dove si lascia più spazio al grande disegno politico che avvolge il tutto, dove i protagonisti continuano sì ad avere importanza, ma in maniera più contenuta. La qualità generale di entrambe le categorie resta, comunque, altalenante: una non è sempre meglio dell’altra, al netto di gusti personali.

L’aspetto estetico è quello che più salta all’occhio facendo un confronto tra i due giochi. Lo stile di Three Houses usa tonalità più sobrie, dando una nota di realismo al tutto, come viene fatto anche nei capitoli della saga di Jugdral (tutti inediti in occidente). Tra questi vi è Genealogy of the Holy War, dichiaratamente fonte d’ispirazione per lo sviluppo di Three Houses. Lo stesso stile è stato in seguito usato anche nei giochi per Nintendo DS con protagonista Marth, Shadow Dragon e New Mystery of the Emblem (solo il primo è stato localizzato). Fire Emblem Engage usa invece dei colori molto più accesi e vivaci, complice anche lo stile caratteristico di Mika Pikazo, character designer scelta per il gioco. Come ci è stato detto in una recente intervista, Pikazo è stata scelta proprio perché si stava cercando uno stile più appariscente e interessante anche per il pubblico più giovane. I Fire Emblem usciti su Famicom (Shadow Dragon, Gaiden) e su Game Boy Advance (The Binding Blade, The Blazing Blade, The Sacred Stones) sono anch’essi caratterizzati da colori vivaci, sebbene in quel caso fosse più colpa di una palette limitata della console, ma si può dire che proprio per questo stile i titoli su GBA sono tra i meglio invecchiati della serie!

La differenza si nota anche nelle scene di combattimento. A parte qualche eccezione, spesso e volentieri Three Houses utilizza delle animazioni piuttosto semplici, sia per mantenere lo stile richiesto sia perché i personaggi agiscono insieme al proprio battaglione personale di soldati (con modelli generici, ma che comunque combattono a loro volta seguendo quello che fa il loro capitano). I combattimenti su Engage hanno un’azione molto più d’effetto, soprattutto quando i personaggi sono uniti a un emblema. Ancora una volta, è un aspetto che ricordiamo soprattutto dai giochi su GBA.

Qualcuno potrebbe obiettare che questo nuovo titolo ha un’estetica “anime” troppo forte, ma in verità nella serie c’è sempre stato questo stampo in un modo o nell’altro: semplicemente i titoli precedenti seguivano quello che ai tempi della loro uscita sarebbe stato considerato “stile anime”.
Prima abbiamo fatto menzione di come Three Houses prenda ispirazione da Genealogy of the Holy War, vecchio Fire Emblem uscito su Super Famicom che vede come protagonista Sigurd (c’è anche come emblema in Engage!). L’ispirazione si vede in particolare nella trama, che come accennato all’inizio dell’articolo è concentrata soprattutto sugli avvenimenti in larga scala scatenati dai protagonisti nel Fódlan. Certo, il worldbuilding lascia qualche buco qua e là, ma almeno sappiamo che è stato voluto per dare, ancora una volta, un senso di realismo al mondo di gioco, un mondo dove esistono persone, luoghi e avvenimenti anche al di fuori di quello che il gioco ci mostra. A seguire questo stampo è anche il capitolo per Wii, Radiant Dawn, con protagonisti Micaiah e Ike. Three Houses, inoltre, presenta quattro possibili diramazioni della trama, ma la scrittura nel complesso presenta non poche lacune. Forse anche per questo si è preferito optare per qualcosa di più semplice con il gioco successivo. Engage, essendo come detto un gioco che vuole celebrare la serie, segue una formula più semplice. Il viaggio del protagonista contro la minaccia di un drago cattivo è lo staple di Fire Emblem, visto che è il modello seguito dal primissimo capitolo, Shadow Dragon and the Blade of Light, poi ripreso più di una volta, come in The Binding Blade e Awakening. Il primo tra questi è un gioco ricco di parallelismi con il cast (e non solo) di Shadow Dragon and the Blade of Light, mentre Awakening è, come detto, un gioco che vuole celebrare la serie, esattamente come fa Engage! Nulla di strano direi, specie visto che l’emblema di Marth ha effettivamente un ruolo chiave, tanto da essere in bella vista sulla copertina.

Per quanto Fire Emblem Engage sia un gioco celebrativo, non va a riprendere poi tutte queste meccaniche di gameplay dal resto della serie. Molti capitoli di Fire Emblem hanno delle particolarità del gameplay che non vengono riproposte nei titoli successivi, o se succede subiscono dei cambiamenti più o meno ingenti. Certo, da un lato ritorna il famoso triangolo delle armi, per il quale un tipo di arma è più forte contro un altro in stile morra cinese (spada su ascia, ascia su lancia e lancia su spada). Anzi, qui è più importante che mai, grazie alla meccanica della Breccia! Dall’altro lato, invece, le armi non hanno più una durabilità, mentre in molti titoli della serie hanno utilizzi limitati, e vanno quindi gestite con più attenzione. Per rendere più chiaro di come sia “a caso” la situazione tra un gioco e l’altro: prendendo gli ultimi cinque giochi in ordine di uscita, Awakening aveva durabilità e triangolo, Fates solo il triangolo ma più complesso, Echoes nessuno dei due, Three Houses solo durabilità, Engage l’opposto. È un casino. Questo era un esempio con solo due specifiche meccaniche di gameplay, ma si applica anche ad altro. Quello che è il gameplay core si mantiene, tutto il resto è un surplus, come i battaglioni, o le arti per Three Houses e gli emblemi o i tipi di unità per Engage. In entrambi i casi la componente strategica c’è, ed è quello l’importante.

Va fatta una menzione speciale alle conversazioni di sostegno, eventi speciali tra due unità che avvengono se queste combattono abbastanza spesso vicine. Fin da quando sono state introdotte, sono sempre state un ottimo modo per conoscere più a fondo il cast del gioco, soprattutto i personaggi non particolarmente importanti per la trama principale. Normalmente, se due personaggi possono avere delle conversazioni di sostegno, sono su tre livelli progressivi: C, B e A (o anche S o A+, nel caso di alcuni giochi). Three Houses aveva introdotto la particolarità unica per la quale non tutti i sostegni raggiungevano il livello A: alcuni si fermavano a B, altri addirittura a C. Engage sembra essere nuovamente tornato al funzionamento precedente. Non è detto se sia una cosa positiva o negativa, non avendo ancora letto tutte le conversazioni possibili non mi sento di dare un giudizio, ma speriamo che la qualità nel complesso sia buona!

Come già accennato, quello che invece vediamo in comune, in un modo o nell’altro, tra Three Houses ed Engage è l’ampia possibilità di personalizzare i propri personaggi. Oltre al cambio di classe per adattare al meglio le nostre preferenze, tutti possono ricevere tutti gli emblemi a nostra disposizione, e possiamo cambiarli tra una battaglia e l’altra senza alcun impegno, pwe non parlare dell’eredità di abilità! Anche in Three Houses si può lasciar fare di tutto a tutti, dando le giuste lezioni ai nostri studenti negli ambiti che ci interessa migliorare. Certo, chiaramente ognuno è più portato per qualcosa in particolare, e il gioco lo mette in chiaro per aiutare i più indecisi, ma l’ampia possibilità di personalizzazione resta. 

Nella serie di Fire Emblem, spesso e volentieri la componente di rigiocabilità si basava proprio sulla possibilità di usare unità diverse e/o classi, abilità diverse, e né Engage né Three Houses ne sono esenti. Quello per cui il capitolo del Fódlan si distingue, però, è come la maggior parte dei personaggi siano disponibili fin da subito, non appena il giocatore sceglie quale casata sostenere. Solitamente le unità si reclutano andando avanti con la storia, e spesso i personaggi ottenuti più avanti finiscono per essere messi da parte, perché abbiamo già a disposizione una squadra già ampiamente funzionante. Sono effettivamente curioso di vedere cosa faranno con il prossimo titolo, perché avere tutti dall’inizio offre certamente più spazio al conoscere i personaggi, nonché alla già menzionata personalizzazione, avendo più unità su cui sperimentare!

Tutto questo articolo a cosa vuole mirare, però? Semplicemente, nonostante le differenze che possano apparire, Fire Emblem resta Fire Emblem. C’è ancora tutto quello che rende questa serie unica nel suo genere. Ci possono essere delle preferenze, come è giusto, ma non mi sento comunque di dirvi di lasciare stare Engage solo perché non sembra essere nelle stesse corde di Three Houses. Se invece non vi siete mai avvicinati alla serie prima d’ora, non posso che approfittarne per rimandarvi al video ufficiale “Il mio primo Fire Emblem”! Da parte mia è tutto, spero che possiate godervi questo nuovo titolo, e passate da Fire Emblem Italia se vi va!